Proposta Radicale 14/15 2023
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Saggio

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La mia religione

di Lev Tolstoj (a cura di Guido Biancardi)

(di seguito la quinta parte dell’opera, inedita per l’Italia, de “La mia religione”, di Lev Tolstoj)

E sono stato spaventato dalla grossolanità della menzogna nella quale vivevo. Adesso, avevo compreso ciò che il Cristo diceva nella sua massima: “Avete saputo che era stato detto: occhio per occhio, dente per dente. Ed io vi dico: non resistete al malvagio, sopportatelo”. Il Cristo dice: avete imparato, e vi siete abituati a considerare che fosse cosa buona e ragionevole difendersi con la forza dal male e di cavare un occhio per vendicare un occhio cavato, d’istituire dei tribunali, un esercito, di resistere al nemico; ed io vi dico: non commettete violenza affatto, non fate del male ad alcuno, fossero pure coloro che considerate come vostri nemici.

Cosa stupefacente! In questi ultimi tempi ho avuto spesso occasione d’intrattenermi con diverse persone in merito a questa legge del Cristo della non-resistenza al malvagio. Mi è successo, anche se raramente, di incontrare persone che mi han dato ragione. Ma ci sono due categorie di persone che non ammettono mai, non fosse che in via di principio, l’interpretazione letterale di tale legge, affermando con accanimento che è giusto opporsi al malvagio. Queste persone fanno parte di due poli opposti: ci sono fra loro sia dei cristiani patrioti e conservatori che riconoscono come la sola vera la loro Chiesa, sia dei rivoluzionari atei. Né gli uni né gli altri vogliono rinunciare al diritto di combattere con la violenza ciò che essi considerano come un male. E persino i più intelligenti, i più sapienti fra loro, si rifiutano di vedere questa verità semplice, evidente, che, se si ammette che un uomo possa opporsi a mezzo della violenza contro ciò che egli considera un male, un altro può altrettanto legittimamente combattere attraverso la violenza ciò che quest’ultimo considera come un male. Ho avuto di recente fra le mani la corrispondenza fra un slavofilo ortodosso ed un cristiano rivoluzionario, molto istruttiva al riguardo. Il primo difendeva la violenza della guerra in nome dei suoi fratelli slavi oppressi, l’altro la violenza della rivoluzione in nome dei suoi fratelli oppressi, i mugiki russi. Tutti e due richiedevano violenza, tutti e due si richiamavano al Cristo. Ci sono varie maniere di commentare l’insegnamento del Cristo, ma nessuna vi ritrova quel senso semplice, senza giri viziosi, che discende necessariamente dalle sue parole.

Abbiamo organizzato le nostre vite attorno ai principi che il Cristo ricusa, non vogliamo comprendere il suo insegnamento nel suo significato evidente e semplice, ci auto-persuadiamo e ne persuadiamo gli altri che professiamo la sua dottrina perfettamente, oppure che non ci conviene. Il Cristo dice chiaramente e semplicemente: la legge che consiste nel combattere la violenza con la violenza, questa legge di cui avete fatto un fondamento della vostra vita è falsa ed antinaturale. E dà un nuovo fondamento, quello della non-violenza che, secondo il suo insegnamento, è il solo capace di liberare l’umanità dal male. Dice: pensate che le vostre leggi di violenza correggano il male, esse non fanno che accrescerlo. Fate ciò che vi dico e vedrete se è vero. Ed egli non si accontenta di dirlo, adempie lui stesso il proprio comandamento della non-violenza con tutta la propria vita e con la sua morte.

Sappiamo perfettamente che la dottrina del Cristo ha sempre guardato, e continua a farlo, a tutte le aberrazioni degli uomini, a tutti quei “tohu”, quegli idoli vuoti che abbiamo creduto di poter estrarre dalla serie delle aberrazioni chiamandoli “Chiesa”, “Stato”, “cultura”, “scienza”, “arte”, “civilizzazione”. Sono esse che il Cristo fustiga, senza giustificare alcuno di questi “tohu”.

Non soltanto il Cristo, ma tutti i profeti ebrei, e san Giovanni Battista, e tutti i veri saggi di questo mondo, hanno considerato Chiesa, Stato, cultura e civilizzazione come un male che causerebbe la perdita degli uomini. Immaginiamo che un costruttore dica ad un proprietario di casa: la vostra casa è malfatta, bisogna rifarla interamente. E che in seguito egli entri in dettagli in merito alle travi che bisognerà abbattere e del luogo in cui fa conto di depositarvele. Il proprietario preferisce non comprendere che la sua casa è costruita male, ma ascolta con finto rispetto le parole del costruttore che riguardano la disposizione e le sistemazioni future della sua casa. È chiaro che tutti i consigli di questo costruttore gli sembreranno inutilizzabili ed un uomo che non rispetti quel costruttore potrà solamente considerarli come stupidi. È esattamente ciò che accade, oggi, in rapporto all’insegnamento del Cristo.

Uso questo paragone poiché non ne ho trovato di migliori. E mi sono ricordato che il Cristo, insegnando la sua dottrina, aveva usato lo stesso esempio. Aveva detto: Io distruggerò il vostro tempio ed in tre giorni, ne edificherò uno nuovo. Ed è a causa di questo che l’hanno crocefisso. Ed a causa di questo si continua oggi a crocifiggere il suo insegnamento.

Il minimo che si possa domandare a coloro che giudicano l’insegnamento di un maestro è che essi lo considerino dallo stesso punto di vista dello stesso maestro. Ora, il Cristo comprendeva la sua dottrina non come un lontano ideale dell’umanità, la cui realizzazione era impossibile, né come la fantasia poetica di un seducente sognatore degli ingenui abitanti della Galilea. Egli comprendeva la sua dottrina come causa capace di salvare l’umanità. E, sulla sua croce, non ha sognato, ha gridato ed è morto per la sua dottrina; e molti altri sono morti e moriranno ancora in questo modo.

Ogni insegnamento di verità è un sogno per coloro che sono smarriti. Ma basta abbandonare per un solo istante l’idea che l’organizzazione esistente, messa in atto da alcuni uomini, sia la migliore, che sia sacra, perché l’obiezione secondo la quale il cristianesimo è contrario alla natura degli uomini si ritorca contro coloro che l’avanzano. Chi potrà negare il fatto che, non soltanto tormentare o uccidere un uomo, ma anche tormentare un cane, uccidere un pollo o un vitello è contrario e penoso alla natura dell’uomo? (Conosco persone che, diventate agricoltori, hanno smesso di mangiar carne solo perché dovevano uccidere essi stessi gli animali). Eppure, tutta l’organizzazione della nostra vita è tale che non si possa acquisire alcun bene personale altrimenti che attraverso la sofferenza altrui, cosa che è contraria alla natura dell’uomo. Questa organizzazione e tutto il complesso meccanismo delle nostre istituzioni che hanno come scopo la violenza, mostrano che essa è contraria alla natura dell’uomo. Nessun giudice oserà strangolare con una corda colui che ha condannato a morte. Nessun graduato oserà strappare lui stesso un mugik alla sua famiglia in pianto per gettarlo in prigione. Se non fosse per la disciplina, il giuramento e la guerra, nessun generale né soldato ucciderebbe non solo un centinaio di Turchi o di Tedeschi, né saccheggerebbe i loro villaggi; ma essi non oserebbero ferire un solo uomo. Tutto questo si produce unicamente attraverso la scappatoia di questa complessa macchina dello Stato e della società il cui compito è di frazionare le responsabilità delle violenze perpetrate in modo che nessuno percepisca il carattere antinaturale di questi atti. Gli uni scrivono le leggi; gli altri le applicano; dei terzi addestrano la gente al fine di inculcar abitudini alla disciplina, ovvero ad un’obbedienza assurda e cieca; i quarti, quegli uomini ben ammaestrati, commettono ogni sorta di violenze, giungendo sino ad uccidere senza saperne il perché, né in nome di cosa. Ma basterebbe all’uomo di liberarsi mentalmente (non occorrerebbe che un istante), da questa rete che è l’organizzazione del mondo, rete nella quale è impigliato, per comprendere ciò che è antinaturale per lui. Smettiamo solo di affermare che il male abituale che ci conviene è una verità divina immutabile, ed apparirà chiaramente se ciò che è naturale ed adatto all’uomo è la violenza o la legge del Cristo. È naturale sapere che la mia tranquillità e la mia sicurezza così come quella della mia famiglia e tutte le mie gioie e divertimenti sono acquistati al prezzo dell’indigenza, della depravazione e della sofferenza di milioni di uomini, dei patiboli che si vedono tutti gli anni, dei tormenti di centinaia di migliaia di prigionieri e di un milione di soldati strappati alle loro famiglie ed abbrutiti dalla disciplina, da agenti e poliziotti che proteggono le mie distrazioni con dei fucili puntati su uomini affamati; d’ acquistare ogni pezzetto di dolce che metto nella mia bocca o in quella dei miei bambini al prezzo delle sofferenze dell’umanità, indispensabili perché io possa procurarmi tali dolcezze; non è forse, al contrario, naturale sapere che quel pezzetto mi appartiene quando nessun altro ne abbia bisogno e nessuno soffra per questo?

Basta capire una volta per tutte che, data l’organizzazione della nostra vita, ogni istante di gioia, ogni minuto di tranquillità sono acquisiti al prezzo delle privazioni e delle sofferenze di migliaia di persone che sono costrette dalla violenza; è sufficiente capire questo una sola volta per vedere ciò che è proprio alla intera natura dell’uomo, non solamente alla sua natura animale ma anche alla sua natura raziocinante; basta comprendere la legge del Cristo nella sua totalità, con tutte le sue conseguenze, per vedere che non è l’insegnamento del Cristo che si oppone alla natura umana, ma, al contrario, questo insegnamento tutto intero consiste nel rigettare l’inconsistente dottrina della resistenza al male, essa contraria alla natura dell’uomo e che fa la sua disgrazia. Parte degli uomini la cui anima pur conosce la pietà e l’amore del prossimo, passa la sua vita da sempre ad inventar roghi, ruote, patiboli, galere, a somministrare le verghe o la frusta, a strappare nasi, a fucilare, a rinchiudere degli uomini in celle individuali, a buttare in prigione donne assieme ai loro bimbi, ad organizzare, in stagione di guerra, dei mattatoi dove periscono decine di migliaia di persone, a far scoppiare periodicamente rivoluzioni ed a sollevare rivolte come quella di Pugachov; mentre un’altra parte esegue tutti questi orrori ed una terza la passa a sfuggire queste sofferenze ad a vendicarle, questa vita non è un sogno!

(Segue. Le precedenti tre parti di questo saggio sono state pubblicate su “Proposta Radicale” n.8-9-10-13)

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